Il pianto è un’esternazione fisiologica, grazie alla quale riusciamo a riequilibrare il nostro umore: ecco perché piangere fa bene.
Sforzarsi di non piangere o cercare di contenere il pianto può provocare danni, poiché il nostro organismo non riesce più a gestire il nervosismo e lo stress.
Un recente sondaggio ha rivelato che 9 persone su 10, dopo aver pianto, si sentono molto meglio e che una donna piange mediamente 47 volte in 1 anno.
Perché bisogna piangere?
Trattenere le lacrime, dunque, aumenta il rischio di infarto e di danni cerebrali.
Il pianto, in particolare quello emotivo, ci aiuta a liberarci dalle tossine prodotte dallo stress, ovvero la prolattina e il manganese: quest'ultimo è presente in quantità elevata nel cervello dei depressi.
Cercare di non piangere provoca il blocco delle emozioni interne, favorendo l’assunzione di posizioni scorrette a carico della colonna vertebrale, come le spalle ricurve, dovute alla rigidità muscolare.
Il nervosismo causa problemi anche allo stomaco, determinando l’insorgenza di gastriti e disturbi intestinali.
Secondo una ricerca universitaria, condotta da Wiliam Frey, il pianto ha effetti benefici sia a livello fisico che psicologico.
Il biochimico ha creato la “recovery theory”, ovvero la “teoria della guarigione”, in base alla quale le lacrime causate da stati emozionali come il dolore o la commozione, sarebbero un rimedio prodigioso per la nostra salute.
Le lacrime emozionali ci consentirebbero di ritrovare un equilibrio, recuperando le energie perse in seguito a una forte stato di stress.
Concludendo, un bel pianto liberatorio, riduce il rischio d’infarto pertanto, che si tratti di emozioni negative o positive, “piangere fa bene al cuore”.