Il Reparto di Broncopneumologia dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù ha fatto sapere che un bambino su cinque affetto da problemi respiratori è vittima del fumo passivo.
Il fatto certo è che il fumo di sigaretta è dannoso per il bambino che sia attivo, passivo o di "terza mano", cioè quello di cui si impregnano gli abiti del fumatore.
Un esempio?
Il caso della madre che accende la sigaretta sul balcone di casa in modo da non far entrare il fumo in casa, sul momento evita l'inquinamento passivo, poi rientra nell'appartamento con i vestiti impregnati di fumo, prende in braccio il piccolo e gli fa respirare sostanze tossiche.
Una particolare attenzione va anche al fumo in gravidanza, infatti, è stato dimostrato che nel caso di madri fumatrici, il peso del bambino alla nascita è inferiore di quello delle madri non fumatrici.
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Inoltre, tra i neonati, il fumo passivo si rivela un importante fattore di rischio per la "morte in culla", ovvero il decesso improvviso del bambino inferiore all'anno di vita senza cause accertate.
La "morte in culla" si presenta soprattutto nei mesi invernali, quando le malattie virali sono più diffuse, ma se si riduce l'esposizione pre e post natale al fumo, si abbassa maggiormente il rischio di morte di circa un terzo.
Sigaretta elettronica: aiuta davvero a smettere di fumare?
Lo sport sembra essere un buon antidoto contro il vizio del fumo ma questo non vuol dire che chi fa sport a 14 anni, nel tempo non possa essere ugualmente esposto a patologie come la cardiopatia ischemica se nel frattempo è diventato un fumatore abituale.
Le sigarette elettroniche possono essere un aiuto alla disassuefazione, ma a patto che il loro utilizzo avvenga sotto controllo medico e che sia a norma di legge.