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Festeggiamo Papa Francesco con una raccolta delle sue frasi più belle

Il 13 Marzo 2016 si festeggia il terzo anno di pontificato di Papa Francesco, un uomo umile, sorridente, un amico, un padre, fratello, nonno,  una figura amorevole che con tanta dolcezza e serenità è riuscita ad entrare e a colpire i nostri cuori, era il papa di cui avevamo bisogno, l'uomo affettuoso che ha sempre una parola di conforto per tutti e una battuta per farci sorridere e riscaldarci il cuore anche in tempi duri come questi, vogliamo festeggiare il suo anniversario con le sue frasi più belle.

Non cediamo al pessimismo a quell’’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno.

Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio.

Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.

Una volta venne da me una signora anziana, molto umile, le dissi: “nonna – da noi le signore anziane si chiamano cosi – nonna, vuole confessarsi?” “Si, mi rispose lei.” Le chiesi: “Lei è convinta del perdono del Signore?” e lei: ” Sono certa, perchè Dio perdona tutto.” Allora le chiesi: “Come fa a essere cosi sicura?” e lei: “Se Dio non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe.”


Non dobbiamo avere paura della bontà e neanche della tenerezza.

Il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.

Per favore, siate custodi della creazione, dell’altro, dell’ambiente.

Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma: Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo.


Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore.

Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.

Così, per grazia, si può perseverare nel cammino, fino alla fine: l’uomo-bambino si abbandona fra le braccia di Gesù mentre chiede che passi questo calice, e viene preso e portato in braccio, con le mani giunte e gli occhi aperti. Lasciandosi sorprendere ancora una volta, per il dono più grande.


Vorrei che tutti noi, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.

Ancora una volta si vuole limitare o eliminare il valore supremo della vita e ignorare i diritti dei bimbi a nascere. L’'aborto non è mai una soluzione. Quando si parla di una madre incinta, parliamo di due vite: entrambe devono essere preservate e rispettate perché la vita è un valore assoluto.

La vecchiaia è la sede della sapienza della vita.

Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco: come Francesco da Assisi, uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato; e noi oggi abbiamo una relazione non tanto buona col Creato.

Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.

Guardare la nostra gente non per come dovrebbe essere ma per com’è e vedere cosa è necessario.

In un mondo che non riusciamo a interessare con le parole che noi diciamo, solo la Sua presenza che ci ama e che ci salva può interessare. Il fervore apostolico si rinnova perché testimoni di Colui che ci ha amato per primo.

Come indurisce il cuore la coscienza isolata!

Le nostre certezze possono diventare un muro, un carcere che imprigiona lo Spirito Santo.

Il coraggio apostolico è seminare. Seminare la Parola. Renderla a quel lui e a quella lei per i quali è data. Dare loro la bellezza del Vangelo, lo stupore dell’incontro con Gesù… e lasciare che sia lo Spirito Santo a fare il resto.

Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell’orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l’orizzonte che è di Dio.

VUOI MANDARE UNA LETTERA A PAPA FRANCESCO? VORRESTI INCONTRARLO DI PERSONA? ECCO COME FARE

Il restare, il rimanere fedeli implica un’uscita. Proprio se si rimane nel Signore si esce da sé stessi. Paradossalmente proprio perché si rimane, proprio se si è fedeli si cambia. Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita.

Solo lo Spirito può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e allo stesso tempo fare l’unità. Perché quando siamo noi a voler fare la diversità facciamo gli scismi e quando siamo noi a voler fare l’unità facciamo l’uniformità, l’omologazione.

A volte le lacrime sono gli occhiali per vedere Gesù.

«Si alzi forte in tutta la terra il grido della pace!»

I CONSIGLI DI PAPA FRANCESCO PER UN MATRIMONIO DI SUCCESSO

tratto da: http://www.frasicelebri.net/autori/papa_francesco/

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