Esistono molti animali dotati di baffi: foche, roditori, cani, ma soprattutto i felini e, tra questi, anche i gatti. Lo scopo, ovviamente, non è quello di abbellire i loro volti ma è ben più specifico.
Innanzitutto la parola baffi non è corretta: il loro vero nome è vibrisse e deriva dal latino vibrare. Si tratta, infatti, di organi tattili formati da lunghi steli appuntiti.
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La funzione dei baffi sui gatti
Ogni baffo è un organo di senso e la sua estremità è detta propriocettore: la sua funzione consiste nel percepire le vibrazioni intorno al felino, trasmettendo messaggi al cervello, tramite i nervi del follicolo pilifero.
Il gatto, dunque, è in grado, grazie ai baffi, di distinguere dimensioni, forme e distanza dei soggetti che si avvicinano a lui.
Questa caratteristica permette ai felini di muoversi con estrema agilità e sicurezza in ambienti sconosciuti, senza dover toccare o vedere gli oggetti.
Le vibrisse rivelano anche l’umore del proprio gatto: se, per esempio, sono rigide o rivolte all’indietro potrebbe sentirsi minacciato o turbato; se hanno un aspetto normale e rilassato, il gatto è tranquillo.
I gatti hanno 24 baffi, 12 per ogni lato: senza di essi rischiano di non stare bene perché si sentirebbero confusi.
I baffi possono anche cadere o danneggiarsi: per questo motivo, è normale che ricrescano. Se però il tuo gatto dovesse perderli spesso, ciò potrebbe significare che ha un’allergia, un’infezione o che è stressato: in questi casi è meglio rivolgersi al veterinario.