Di recente gli agenti della Forestale di Bari hanno denunciato 12 panificatori per aver aggiunto al classico impasto del pane un additivo, un colorante, l'E153, rendendo il pane nero, simile a quello al carbone vegetale.
Negli ultimi anni il carbone vegetale è diventato un prodotto comune dai tanti effetti benefici, motivo che ha fatto salire le quotazioni del pane nero, un prodotto più digeribile che è capace di sgonfiare la pancia.
Il pane nero, però, non ha fatto che dividere i panificatori, nel mese di novembre il presidente dell'associazione l'Assipan, Claudio Conti aveva esortato dal non utilizzare il colorante E153 a sostegno della sua testi aveva citato gli USA, dove la Food and Drug Amministration ne ha vietato l'utilizzo in quanto ritenuto cancerogeno.
In Europa non ci sono studi in merito ne indicazioni fino al 22 dicembre, quando il Ministero della Salute ha lasciato una nota dove non esclude l'utilizzo del colorante ma detta delle regole.
È ammissibile la produzione di un "prodotto della panetteria fine" denominato come tale, che aggiunga agli ingredienti base (acqua, lievito e farina), tra gli altri, anche il carbone vegetale come additivo colorante e nelle quantità ammesse dalla regolamentazione europea in materia (Reg. CE 1333/08 All. II Parte E)
Non è ammissibile denominare come "pane" il prodotto di cui al punto 1, né fare riferimento al "pane" nella etichettatura, presentazione e pubblicità dello stesso, tanto nel caso in cui trattasi di prodotto preconfezionato quanto nel caso di prodotti sfusi (Articolo 18, Legge 580/67).
Inoltre, non è possibile aggiungere etichette o fare pubblicità al prodotto esaltando i benefici del carbone vegetale, poiché viene utilizzato il colorante.
Se si è in dubbio sul cosa fare, si può sempre consumare il pane nero tradizionale, quello realizzato con farina di segale.
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