Nadia Toffa ha tenuto con il fiato sospeso milioni di persone, preoccupate per le sue condizioni di salute dopo il malore che l'ha colpita lo scorso sabato mentre era in un hotel di Trieste. L'inviata delle Iene è uscita dal coma domenica, come ha confermato anche il post pubblicato su Facebook prima della puntata del programma di Italia 1 che i colleghi le hanno dedicato. Nonostante sia fuori pericolo di vita, la Toffa resta ricoverata al San Raffaele di Milano.
Come sottolinea anche il Corriere della Sera, non è possibile al momento prevedere quando la giornalista potrà lasciare l'ospedale né tantomeno sapere quando tornerà in tv. Per ora si è appreso che non si è trattato né di aneurisma né di ictus, ma i primari che la hanno in cura non hanno aggiunto ulteriori dettagli: la prognosi resta riservata.
E' Selvaggia Lucarelli a dire la sua con un post su Facebook, spiega cosa era successo pochi giorni prima che il malore colpisse la povera Nadia.
Ecco cosa ha scritto Selvaggia:
Nadia, prima che si sentisse male, era da giorni nel mirino degli hater per il servizio sul Gran Sasso. Attenzione: parlo di hater, non di chi criticava legittimamente il servizio. (me compresa). Proprio un paio di giorni prima dell’accaduto, guardavo su Twitter e fb quello che le scrivevano e facevo l’ennesima, mesta riflessione su quanto livore si riversi sul web, su quanto qualsiasi inciampo altrui dia modo ai frustrati di sparare un “mi fai vomitare” o “cogliona” che avevano in canna per il vicino di casa che parcheggia male o per uno stipendio basso. In realtà, per me che seguo da tempo anche i gruppi d’odio sul web, non è neppure una sorpresa perché la Toffa, con la Boldrini, me e poche altre, è uno dei bersagli preferiti.
Poi è successo quello che è successo e oggi, sotto al messaggio in cui Nadia dice che sta meglio, c’è 1 milione di persone che la inonda di affetto.
Quindi la verità qual è?
Nadia Toffa è una povera cogliona o una ragazza stimata e amatissima?
La verità è che è molto amata. Divide e fa incazzare come tutti i personaggi che si espongono, che ci mettono la faccia, che sono sempre lancia in resta, che fanno cose belle, che fanno cose così così, che sbagliano, pure, come ha sbagliato lei a volte.
Quelli che la amano non glielo devono ricordare tutti i giorni, perché l’affetto è quella cosa che c’è ed è un “brava” silenzioso, che non ha bisogno di diventare petulante. Quelli che odiano, sì. Sono petulanti. Sono invadenti. Sono molesti. E qui sta il punto. Gli hater non sono la maggioranza, sono solo e sempre i più rumorosi.
È una cosa che cerco sempre di spiegare a chi mi chiede “Come fai con tutto questo odio che ti circonda?”. No, non sono circondata dall’odio. Al contrario, quando sono al bar o per strada, sento solo affetto. Anche sul web, a dire il vero, ricevo moltissimo affetto. Solo che poi ci sono gli hater e uno che ti scrive “puttana” fa più rumore di 1 milione di persone che ti seguono in silenzio, o che mettono un like o che (anche) beatamente ti ignorano.
Non è il numero, è il rumore. E il rumore, per chi se lo sente nelle orecchie costantemente, è faticoso.
Bene. La morale quindi qual è?
È che anche l’affetto dovrebbe imparare a far rumore. Gli hater vanno bloccati, isolati, lasciati a margini. Vanno denunciati quando è il caso. Sputtanati, quando è il caso. Non va permesso loro di organizzarsi e di diventare forti, istigando all’odio collettivo e rimanendosene impuniti. Non devono essere titoli di giornali, non va dato loro un microfono.
Che Nadia Toffa, sul web, passi dall’odio all’amore nell’arco di quei pochi minuti che sono intercorsi tra un servizio infelice e un’ambulanza che se la portava via in tutta fretta, è un corto circuito percepito, ma falso.
È il paradosso di questo momento storico, in cui devi finire tra la vita e la morte, per sapere che quelli che ti odiano sul web sono solo uno sparuto gruppo di teste di cazzo. Rumorosissime però.
E per questo, pericolose.
fonte: leggo.it