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Dicembre 12, 2020

Redazione DonnaWeb

Svolta sulla vicenda Giulio Regeni

Ci sono voluti cinque lunghissimi anni per giungere alla svolta giudiziaria dell'omicidio di Giulio Regeni, il giovane ricercatore.

L'atto di conclusione delle indagini da parte della Procura di Roma accusa quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani di essere gli autori materiali del sequestro, delle torture e dell'omicidio del giovane ricercatore italiano.

Inizi della vicenda

Ripercorriamo le tappe della vicenda che parte il  25 gennaio 2016 quando si perdono le tracce del giovane ricercatore, dottorando a Cambridge, che sparisce nel nulla nei pressi di piazza Tahir, al Cairo.
Il 3 febbraio 2016 viene ritrovato il suo corpo sulla strada che collega il Cairo ad Alessandria d'Egitto. Il corpo presenta chiari segni di tortura ma il direttore dell'Amministrazione generale delle indagini, Khaled Shalabi, indaga per incidente stradale. Viene eseguita l'autopsia e la Procura di Roma apre un fascicolo.
Il 7 febbraio 2016 la salma arriva in Italia, qui viene eseguita  una nuova autopsia che certifica le torture. Il Cairo inizia a depistare, cambia versione, pavesando l'ipotesi di 'omicidio a sfondo omosessuale prima,  all'uccisione per mano di spie dei Fratelli Musulmani poi. I genitori di Giulio iniziano una battaglia e la vicenda diventa un caso diplomatico.

Partono una serie di bugie, tentativi di depistaggi, omissioni, vertici tra Italia ed Egitto fino a che
nell'agosto 2016  emerge che Mohamed Abdallah, capo del sindacato ambulanti su cui Regeni stava facendo una ricerca, aveva segnalato ai servizi egiziani l'attività di Giulio. Nel mese di dicembre si saprà che era stato lui a denunciarlo.
A settembre 2016 nel corso di un nuovo vertice l'Egitto ammette che Giulio Regeni era sorvegliato, e si impegna a consegnare tutta la documentazione.

A fine 2018 la Procura di Roma iscrive nel registro degli indagati cinque uomini appartenenti ai servizi segreti civili e della polizia investigativa egiziani, per concorso in sequestro di persona. Si tratta del  generale Sabir Tareq, i colonnelli Usham Helmy e Ather Kamal, il maggiore Magdi Sharif e l'agente Mhamoud Najem. Si pensa che si siano adoperati per mettere sotto controllo Regeni dopo la denuncia di Abdallah.

Ultime indagini

A novembre 2020 c'è la definitiva rottura del rapporto di collaborazione tra i magistrati italiani e quelli egiziani e il  10 dicembre 2020 c'è stata la chiusura delle indagini. Rischiano di finire sono processo il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.
 A tutti è contestato sequestro di persona pluriaggravato, ed inoltre Abdelal Sharif è accusato di lesioni personali aggravate.

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