La scuola dell'infanzia non fa parte della cosiddetta "formazione scolastica obbligatoria" prevista dal Governo italiano. Tuttavia, sono moltissimi i bambini che trascorrono i tre anni precedenti all'ingresso nella scuola primaria presso una struttura ufficialmente riconosciuta.
Guardando agli ultimi dati disponibili sulla partecipazione condivisi da openpolis, infatti, l'Italia può contare su una delle medie più elevate all’interno dell’Unione Europea, con una situazione piuttosto uniforme in tutte le Regioni. In particolare, la percentuale si è attestata al 94,6% nel 2020 – con la media UE che si ferma al 93%.
In questa speciale classifica il nostro Paese si piazza così al settimo posto, subito dietro alla Svezia e precedendo paesi come Germania (93,70%), Paesi Bassi e Finlandia (90,9%) (91,70%). In testa si piazzano Irlanda e Francia, gli unici Stati membri in cui la partecipazione è del 100%.
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L'importanza dell'inclusività nella scuola dell'infanzia
Sono moltissimi gli studi che attestano l'importanza della scuola dell'infanzia nel concorrere a uno sviluppo emotivo e relazionale nel bambino.
Frequentando queste strutture, infatti, i piccoli imparano accrescono le loro abilità cognitive, affettive e psicomotorie, costruiscono rapporti sia con i loro coetanei che con gli adulti di riferimento.
All'asilo vengono sviluppati aspetti della personalità che poi risulteranno fondamentali durante la scuola primaria, come ad esempio il rispetto delle regole, la capacità di attesa, le regole di socializzazione. Per questo motivo è importante che il personale addetto all'educazione sia adeguatamente formato e aggiornato sulla base delle indicazioni nazionali.
Altrettanto significative sono, poi, le attività che vengono svolte dai bambini sia insieme all'équipe pedagogica, sia in affiancamento a figure specializzate. In Italia, ad esempio, il Ministero dell'Istruzione ha riconosciuto quella del tecnico dell’Animazione Socio-Educativa (già noto come assistente all'infanzia) che ha il compito di favorire l'armonico sviluppo di bambini e di prevenire alcune forme di disagio.
Per svolgere tale professione è necessario seguire dei percorsi formativi dedicati come, per esempio, i corsi riconosciuti per diventare assistente all'infanzia proposti da ADAP – Accademia delle Arti e Professioni, che permettono di ottenere una qualifica valida in tutto il territorio dell'Unione Europea.
Scuola dell’infanzia: l’UE guarda agli Obiettivi di Barcellona
L'esigenza di proporre ai bambini in età prescolare un ambiente sicuro nel quale muovere i primi passi verso la socializzazione è stata inserita ufficialmente nell'agenda europea già da molti anni, attraverso gli Obiettivi di Barcellona, che sono stati definiti nel 2002.
Secondo questo accordo, inizialmente, i vari Stati membri dell'Unione Europea si sarebbero dovuti impegnare a garantire l'accesso a servizi educativi nella fascia 0-3 anni e per quella successiva (3-6 anni) rispettivamente al 33% e al 90% dei bambini aventi diritto.
L'Italia, al fine di adeguarsi ai suggerimenti europei, ha lavorato per il raggiungimento di uno standard adeguato e, proprio grazie al decreto legge 65 del 2017, il ciclo relativo alla scuola dell'infanzia e quello precedente, che riguarda gli asili nido, sono stati progressivamente riformati. Tuttavia, in seguito alla pandemia l’UE ha sentito la necessità di rivedere il target, portando la percentuale di partecipazione garantita al 96% dei bambini da 3 a 6 anni.
Il fine degli Obiettivi di Barcellona rimane quello di offrire alle famiglie la possibilità di conciliare maggiormente l'accudimento con il lavoro, garantendo allo stesso tempo un ambiente ricco di stimoli e di occasioni di crescita per i bambini.