Non sono sempre incomprensioni e conflitti a decretare la fine di un’amicizia. È proprio la natura stessa di questo rapporto che lo rende particolarmente vulnerabile a tutti quei cambiamenti che corrono paralleli all’esistenza. Oltretutto si tratta di una condizione che prima o poi colpisce chiunque, ragazzi, adulti, persone normali e vip. Basti pensare che nella Sezione Attualità di Qui Quotidiano, il periodico rilancia la notizia della rottura dell'amicizia tra Elisabetta Canalis e Bianca Balti, quindi davvero nessuno è esente. Ad ogni modo, nelle prossime righe vedremo insieme quali sono le cause più comuni.
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Che cos’è l’amicizia?
È inutile negarlo: quando un’amicizia finisce fa male e provoca dolore. Quando un legame così importante viene a mancare, infatti, sono diversi i sentimenti che accompagnano le due parti, dall’amarezza alla delusione, passando per la nostalgia e in molti casi anche per il senso di colpa e il rimorso. Tali sentimenti di frequente rimangono anche inespressi, a causa di un’assenza di un’attenzione adeguata da parte del contesto sociale.
Si tratta di una condizione ben diversa dalla fine di un rapporto amoroso, che invece nel momento del termine catalizza le attenzioni delle persone vicine, che generalmente mostrano comprensione ed empatia. Eppure, i desideri alla base delle due tipologie di rapporto sono gli stessi, ovvero che possano durare per sempre inalterati. L’amicizia si basa su una condivisione di ideali, di progetti, di passioni e di interessi, e generalmente nasce tra persone che appunto hanno qualcosa in comune.
Nella fase dell’adolescenza, ad esempio, un rapporto di amicizia molto spesso viene vissuto in maniera totalizzante, dal momento che serve a supportare un momento molto importante per ogni ragazzo, ovvero il graduale distaccamento dalla famiglia. In un periodo di grandi cambiamenti, sia corporei che interiori, un forte legame di amicizia fa sentire sicuri e consente di assumere un’identità autonoma anche al di fuori del contesto familiare.
Perché le amicizie finiscono?
In alcuni casi le amicizie finiscono a causa di eventi significativi precisi, come gravi incomprensioni, tradimenti, slealtà e conflitti di varia natura. In questi casi generalmente si rimane parecchio amareggiati, dal momento che l’amico o l’amica vengono a mancare proprio nel momento del bisogno. Ovviamente il dubbio se concedere una seconda opportunità c’è sempre, generalmente conseguenza della volontà di dare una spiegazione a quanto accaduto.
Tentare di dare un senso, infatti, consente di sentirsi meno feriti, o quanto meno aiuta in tal senso. In altre situazioni, però, gli amici spariscono non tanto per indifferenza o perché non provino un sentimento reale, quanto perché si rendono conto di non poter sostenere il rapporto e la persona con cui si interfacciano. In altre situazioni ancora, invece, quando l’amicizia giunge al termine può rivelarsi positivo per entrambe le parti in gioco.
Questo perché esattamente come esistono gli amori tossici e disfunzionali, le stesse condizioni possono verificarsi anche in un rapporto di amicizia. Si tratta di legami dove vengono a mancare le più elementari condizioni di reciprocità, possibilità di crescita e libertà. Sono questi quel tipo di rapporti dove gli “amici” si incastrano in ruoli rigidi e predefiniti che non consentono a nessuno di evolvere e crescere. Il più classico degli esempi è dato dal “buon samaritano”.
Quando uno dei due ricopre questo ruolo, generalmente avviene perché l’altro è quello che invece si mette sempre nei guai, in un modo o nell’altro, o comunque ha frequentemente bisogno di aiuto. Il buon samaritano in questi casi, seppur molto spesso inconsapevolmente, usa le difficoltà dell’altro per elevare la propria autostima, e per sentirsi importante e utile allo stesso tempo. Si tratta di condizioni che come spiegato in precedenza, sono tossiche perché basate su uno squilibrio di potere costante.