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Dicembre 2, 2013

Redazione DonnaWeb

L’EDUCAZIONE DEI FIGLI: ISTRUZIONI PER L’USO

 

Dalla notte dei tempi l’educazione è ritenuta fondamentale nella crescita e nello sviluppo dell’identità. Ad esempio nel mondo greco molti filosofi ritenevano che l’educazione fosse necessaria alla formazione del buon cittadino, cioè un uomo attivo nella società con coscienza morale e senso di giustizia. Infatti solo attraverso un adeguato percorso formativo era possibile capire cosa si intendesse per Bene Assoluto.

Di conseguenza, da un punto di vista più pedagogico, si metteva in risalto soprattutto il valore sociale dell’educazione.
Nell’ambito della psicologia l’educazione è stata considerata da vari punti di vista: Freud ne parlava criticamente, sottolineando quanto l’acquisizione delle norme sociali e della morale reprimesse il libero sfogo degli impulsi. Altri autori hanno messo in luce altri aspetti: il ruolo dell’insegnate, i processi di apprendimento, lo sviluppo delle potenzialità dell’alunno, ecc.rappporto-genitori-figli-adolescenza

Dopo la lettura di un articolo, passatomi da un’amica insegnante, mi sono ritrovata a riflettere anche sul valore preventivo. In questo caso il processo educativo viene inteso non solo a carico dei genitori, ma anche dei nonni, degli insegnanti e di tutti gli adulti che si occupano del bambino. L’articolo ovviamente utilizza parole e concetti superati, ma offre diversi spunti di riflessione.

Nel 1959 su un quotidiano statunitense appariva il seguente articolo “Il modo migliore per far crescere un delinquente”.

A seguito di uno studio sulla delinquenza giovanile, il dipartimento di polizia di Houston, Texas, ha pubblicato un volantino contenente 12 regole su “Come far crescere un giovane delinquente”.

Le 12 regole sono:

quando dice le parolacce, sorridetegli. Ciò farà sì che egli ritenga di essere “figo”.

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Le capacità sociali e relazionali nascono presto e si sviluppano anche attraverso l’acquisizione delle regole. In questo modo il bambino riesce a sintonizzarsi sui bisogni altrui e in qualche modo cerca di limitarsi. Questo vuol dire che imparando gradatamente le regole, il fanciullo comprende che anche l’Altro ha dei bisogni e dei desideri ma che si autocontrolla e si autoregola. Riconoscere la presenza dei limiti e delle regole permette all’individuo di sentirsi sicuro e contenuto e non in balia del più forte come se fosse in una giungla e dovesse stare sempre all’erta.
L’educazione diventa quindi fondamentale per la crescita e la formazione della personalità, per l’inserimento sociale e la realizzazione futura di un individuo.
Insegnare le regole ha un doppio aspetto: da una parte la verbalizzazione e la contrattazione, dall’altra il mantenimento e l’eventuale sanzione legata al venire meno alla regola. Sono dell’idea che soprattutto la seconda fase del processo educativo sia molto difficile e che costi tantissimo: i genitori, presi delle mille responsabilità ed impegni quotidiani, a volte, non hanno sufficienti energie per contrastare i capricci dei figli. I nonni sono troppo stanchi e teneri con i nipotini. Le insegnanti devono gestire classi sempre più numerose e multiproblematiche. I “no” e le regole diventano sempre più flessibili e rari, col rischio che i bambini diventino adolescenti incapaci di limitarsi e capire gli altri.

L’ottica preventiva, quindi, non vuol dire solo prevenire le condotte antisociali, ma soprattutto deve essere intesa come valorizzazione della sintonizzazione con l’Altro e dell’acquisizione delle proprie responsabilità.

Dott.ssa Manuela Vecera
Psicologa Psicoterapeuta
v. Giuseppe e Antonio Carle 27
10129 Torino
3664152625
m.vecera@psicotorino.it

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