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Marzo 21, 2018

Redazione DonnaWeb

La lettera di Pasquale Vitiello alla figlia di 8 anni: "Amavo tua madre, un giorno capirai"

Pasquale Vitiello ha ucciso l'ex moglie con un corpo mortale  alla testa con la sua pistola calibro 22 che chissà come si era procurato.  In non più di una ventina di minuti si è consumato il dramma di Pasquale, vittima di una scelta maturata nella notte di domenica.
«Ha cenato con noi, domenica sera - racconta il padre Ciro, dipendente di un’agenzia locale della Bnl - Era tranquillo, appariva sereno».

Pasquale, lunedì mattina, si è presentato fuori la scuola della figlia dove Immacolata aveva accompagnato la figlia di 9 anni, lui si è avvicinato alla moglie che stava per andar via a bordo del suo Suv nero, uno scambio di parole agitate, poi lo sparo. Successivamente la fuga verso il suicidio.

I carabinieri della compagnia di Torre Annunziata hanno inseguito per tutta la notte le tracce del telefonino. Prima squillava a vuoto, poi si è spento per la batteria esaurita. I dati delle celle telefoniche hanno consentito di restringere l’area di ricerca.

Si è ucciso, subito dopo aver ucciso. «Mio fratello era una persona perbene, non era un violento» dice Annalisa, la sorella di Pasquale Vitiello.
Sul tavolo della cucina, nella casa di via Amati dove viveva con la moglie, Pasquale ha lasciato 20 lettere. Scritte a penna, su fogli A4. Sono rivolte alla figlia, ad un amico, a se stesso. Frasi di dolore, e a tratti anche di rabbia per la scoperta che la moglie Imma aveva una relazione.

«La separazione fa stare male, non va più bene» a se stesso. «Un giorno capirai quello che succede, quando ti farai grande» alla figlia. E poi, ancora frasi su una realtà che sembrava schiacciarlo, precipitata negli ultimi 15 giorni quando Imma era andata via da casa con la figlia, dopo un violento litigio con la suocera.

«Vivo una profonda ingiustizia e questo mi fa stare male perché voglio molto bene a tua madre» un’altra considerazione. E ancora: «Purtroppo, siamo arrivati a questo punto senza sapere neanche come, la separazione è una cosa che mi fa soffrire, che non si può accettare. Ho subito un torto, l’unica cosa è farsi giustizia da soli».

Ricorda l’avvocato civilista Salvatore Annunziata, amico di famiglia che avrebbe dovuto seguire le pratiche per la separazione: «Abbiamo parlato in maniera serena, non ho mai avvertito rabbia nelle sue parole. Si è ipotizzato sempre una separazione consensuale, dove fossero chiarite le modalità per vedere la figlia. Avevamo fatto arrivare questa idea alla moglie, attraverso un conoscente. Ma non siamo andati più avanti di questo, anche perché c’era da capire le intenzioni della moglie dopo che era andata via da casa».

fonte: Leggo.it

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