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Settembre 25, 2018

Redazione DonnaWeb

La commovente lettera di un bambino appena nato: "Mi chiamo Vincenzo ed ho vinto la mia prima battaglia"

La commovente lettera di un bambino nato da poco che racconta la sua storia, la sua difficoltà dell'essere nato dopo 39 settimane con un distress respiratorio che lo ha costretto a lottare con la morte per diversi giorni.

In quel tempo la madre lo andava a a trovare e lui se ne accorgeva, la sentiva ma il suo desiderio era che andasse a riposarsi e che presto potessero stare tutti insieme e abbracciarsi.

Di seguito vi facciamo leggere la bellissima storia:

img-20151004-wa0028.600Sono rimasto nella pancia della mamma per 39 settimane. Subito dopo la nascita, ho avuto un distress respiratorio, delle crisi comiziali e una forte infezione. Sono stato intubato e sono rimasto così per tre giorni. Papà era vicino a me, la nonna era in un angolo a pregare davanti alla Madonnina del reparto. Lacrime e disperazione. Sono rimasto in terapia intensiva neonatale per molto tempo, finché il dottore finalmente ha deciso che potevo andare a casa
Sono un piccolo guerriero di quasi due mesi, ho affrontato la battaglia della vita e ne sono uscito vincente. Proprio come il mio nome, che significa "vittorioso". Mi chiamo infatti Vincenzo.

Rimasi nella pancia della mamma per quasi 39 settimane. Nacqui la mattina del 24 settembre. Aprii gli occhi e guardai quelli della mia mamma, che mi coccolò e baciò fino a quando i dottori decisero di portarmi al nido.

Fuori c'erano tutti ad aspettarmi, il mio papà e il mio fratellino Angelo di sette anni che subito mi accolsero tra le loro braccia. Facemmo anche la prima foto insieme. Intanto erano arrivati tutti i parenti per conoscermi e aspettavano con la mamma che i medici mi sistemassero e mi portassero da loro. Trascorsero le ore: una, due, tre... quattro.

In un attimo dalla luce della vita vidi il buio, il dottore decise di portarmi via, lontano 200 km da loro. La corsa in un altro ospedale, flebo, monitor.

Papà e nonna Anna mi raggiunsero subito, parlarono con i dottori, che dissero loro che la situazione era grave, non erano sicuri che avrebbero potuto riabbracciarmi.

Distress respiratorio, crisi comiziali e forte infezione. Fui intubato e restai così per tre giorni, papà era vicino a me, la nonna era in un angolo a pregare davanti alla Madonnina del reparto. Lacrime e disperazione.

La mamma non sapeva della gravità della mia situazione, ma era sotto choc. Il fratellino era ancora fuori dal nido ad aspettarmi. Era domenica. Sapevo che la mia mamma sarebbe arrivata da un momento all'altro. Eccola! La vidi, si avvicinò alla mia casetta di plastica, quasi non la riconobbi, era tutta vestita di verde.

Mi parlò, mise le mani dentro quel piccolo oblò per toccarmi, mi sfiorò. Io la sentii, cercai di farglielo capire, cercai di piangere, ma i tubicini me lo impedirono. Riuscii solo a stento a muovere le labbra, lei se ne accorse subito.

Le dissero di andare a riposare, aveva avuto il cesareo, le diedero un biglietto di orari di entrata. Lei uscì, ma rimase fuori dalla porta con papà e nonna. Lo sapeva che non volevo separarmi di nuovo da lei.

Quando ritornò c'era anche la dottoressa accanto a me. La aspettai con impazienza per dirle finalmente che il miracolo era avvenuto e che non ero più in pericolo di vita. Le dissi che stavo aspettando lei per rivedere la luce.

Si avvicinò e vide che mi avevano tolto i tubicini. Pianse di gioia ed io anche. Rimasi nella casetta di plastica per una settimana: un giorno, durante la solita visita, i dottori mi presero in braccio e finalmente mi fecero abbracciare la mia mamma.

Il pericolo era scampato e io finalmente potevo stare sempre con lei. Dopo un'altra settimana in T.I.N., il dottore decise che dovevo andare a casa. Potevo finalmente anche riabbracciare il mio fratellino e stare con la mia famiglia.

Ero felice. Mamma e papà prepararono subito le cose e mi portarono nella nostra casetta. Ora ho tutto il tempo per stare con loro. Le preghiere della nonna sono state esaudite e di sicuro il nonno dal cielo mi è rimasto accanto.

Fonte: http://mammenellarete.nostrofiglio.it/storie-del-parto/cesareo/distress-respiratorio-mi-chiamo-vincenzo-e-ho-vinto-la-mia-prima-battaglia-della-vita

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