Mi consegnò infine il responso con le foto dell'ecografia e una scritta tra le note diceva "sindrome di Dandy Walker", non capivo cosa fosse, una malattia, sicuro, ma cosa significava? Che problemi portava? Di sicuro avevo capito che qualcosa di terribile era toccato alla mia bambina.
Tornai a casa e ricordo perfettamente che passai tutta la sera a piangere sul letto, chiamai mio marito al lavoro che cercò di tranquillizzarmi dicendo che ci saremmo recati di nuovo dal medico privato per altre ecografie e controlli più dettagliati, forse si sbagliavano in ospedale. Fortunatamente in quel periodo non avevamo internet a casa altrimenti mi sarei precipitata a leggere il significato di quella parola "sindrome di Dandy Walker" e sarei rimasta scioccata.
Mio marito invece allo studio aveva il pc, aveva internet, e trovò il significato di quella malattia e tutte le sue conseguenze, si limitò a dirmi "speriamo sia Down".
Così a fine Gennaio 2001 dopo aver preso appuntamento con il dottore privato ci recammo allo studio, dopo vari controlli lui ci disse che effettivamente c'era del liquido al cervello ma era sicuro che prima della nascita si sarebbe assorbito senza riportare alcuna conseguenza.
Prenotò un ulteriore visita per il 14 Febbraio, quello fu (fino ad oggi) il giorno più brutto della mia vita, la perdita della madre per quanto doloroso è un evento naturale, la perdita di una figlia che ancora deve nascere e che all'ottavo mese senti muovere dentro di te, di naturale ha davvero poco.
Dopo pranzo così il 14 Febbraio mi recai dal medico privato, con mio marito e mio figlio di 4 anni, solito controllo, solita ecografia, eco color doppler o come diavolo si chiama, alla fine della visita il medico ci fa accomodare nel suo studio per emettere la sua "sentenza" che oserei definire "condanna" disse: "fossi in voi mi augurerei che la bambina nascesse morta, c'è la presenza di liquido nel cervello, non è diminuita nè tantomeno assorbita, anzi, è aumentata, un'apoplasia del verme cerebellare e molto probabilmente la bambina nascerà con dei seri problemi, sorda, cieca, muta, anzi, questi sarebbero le conseguenze minori, secondo me o nasce morta o vivrà come un vegetale. Non vi dico come stavo io in quel momento, se mi avessero dato una pugnalata al cuore mi avrebbe fatto meno male, avrei di sicuro sentito meno dolore, in quel momento avrei voluto solo sprofondare, mio marito chiese perfino se potevo abortire ma ovviamente all'ottavo mese non era possibile.
All'uscita dal medico ero distrutta psicologicamente e moralmente, desideravo che in quel momento un camion mi venisse addosso, che si aprisse una voragine sotto ai miei piedi, dissi a mio marito che avrebbe dovuto accompagnarmi a casa con mio figlio prima di andare al lavoro di lasciarmi dai miei genitori perchè se restavo da sola a casa non so cosa sarebbe potuto accadere..
Ricordo benissimo come se fosse oggi il dolore e il pianto dei miei genitori, mi sentivo perfino in colpa perchè stavano soffrendo a causa mia, avrei voluto nascondergli una pena simile, ma prima o poi la verità sarebbe venuta fuori e non avrei potuto fare niente per tenerli lontani dalla sofferenza e anche solo guardandomi in viso sicuramente se ne sarebbero accorti.
I rimanenti giorni passarono tra preghiere e pianti, distesa sul letto non osavo toccarmi la pancia per non sentire i movimenti della bambina quasi come se così facendo non mi sarei affezionata a lei, non l'avrei amata e quindi non avrei poi sofferto.
In quei giorni pregavo tanto la Madonna di Lourdes, il Signore, Padre Pio, non sapevo più a che Santo votarmi, chiedevo a Gesù di prendere mia figlia, se era condannata a soffrire di prenderla con sè e di fare di lei un angelo del suo Paradiso, avrei sofferto sì, ma guardando impotente soffrire lei sarei stata peggio..
Dopo il responso del medico privato tornammo all'ospedale che mi aveva in cura (ricordo il mio compleanno nel 2001, il 16 febbraio e quello di mio figlio, il 21 febbraio, come i più brutti della nostra vita) festeggiati in 3 con una piccola torta e un misero sorriso tanto per far contento il piccolo che non si rendeva conto di quello che stava accadendo in famiglia.