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Giugno 13, 2019

Redazione DonnaWeb

Fare la casalinga? Roba da niente, e invece... Leggete la testimonianza di un uomo (leggete)

La testimonianza di un uomo che ha provato sulla propria pelle cosa significa doversi occupare di casa, figli, famiglia, tutti i giorni, come la maggior parte degli uomini pensava che il lavoro di casalinga fosse una cosa da niente, e invece, una volta provato, si è dovuto ricredere, leggete la sua testimonianza e soprattutto fatela leggere ai vostri uomini.

"Come la maggior parte degli uomini pensavo che la casalinga si occupasse di preparare da mangiare, riordinare la casa, bere il caffè, chiacchierare al telefono. Punto, cose da niente, roba leggera, cose che potrei fare anche io perdendo meno tempo...
Come casalingo ci avrei aggiunto la lettura della “Gazzetta dello Sport”, gli aperitivi in terrazzo con gli amici e tutte le trasmissioni sportive.
Ma in realtà mi sono reso conto che non era alla fine così semplice come avevo immaginato:
Svuoto la lavastoviglie e la riempio con le stoviglie sporche.
Prendo il detergente per le superfici e pulisco le piastre.
Asciugo con lo strofinaccio e tolgo gli aloni con la carta da cucina.
Acciuffo le sedie e le metto sopra il tavolo dopo averlo passato con lo straccio umido cattura-briciole. Prendo le borse di carta che contengono i vuoti delle bottiglie e le metto sopra le sedie.
Prendo l’immondizia e vado a buttarla, è un casino perchè è tutta differenziata.
Ritorno, brandisco la scopa e ramazzo cucina e salotto.
Passo l’aspirapolvere. In ultimo pennello il pavimento con il mocio Vileda.
Ho dimenticato di aprire la finestra, ci vorrà di più ad asciugare.

Passo nella camera del bambino. Apro la porta. Dal disordine deduco che la perquisizione del “Nucleo operativo antidroga” è ancora in corso.
La richiudo e dico: ” Va beh !! Ci pensiamo dopo !! “, però qui dovrò comunque tornarci .
Entro nella nostra camera. Tiro indietro la trapunta, apro la finestra e faccio cambiare l’aria e respirare gli ambienti.
Nel frattempo mi dirigo in sala.
Premetto che la mia sala è enorme, e ci sono giochi pure qui. I cuscini del divano sono sparsi da tutte le parti. Mutande, magliette, di mio figlio, pezzi di pane, bottiglie di plastica vuote, una bottiglia aperta che ha formato un piccolo laghetto sul tappeto, sempre e comunque opera sua, cioè del mio “erede al trono”.

Prendo il mocio Vileda e lo strizzo per bene. Lo passo sul laghetto che si prosciuga. Come ogni mattina prendo un gioco e lo elimino, ma è una guerra impari, sono moltissimi e probabilmente si riproducono.
Raccolgo mutande, magliette, pezzi di pane e bottiglie. Smisto nei vari settori e contenitori: la sala è in ordine. Spalanco le finestre.
Passo al bagno. Prendo i tappetini e li sbatto fuori dalla finestra. Ci sono peli di gatto, capelli e batuffoli di polvere da tutte le parti. L’asse del gabinetto è sporca come quella di un bar nell’ora di punta. Oltre a fare la cacca puzzolente come quella dei cavalli, i bambini fanno la pipì sull’asse con la facilità con cui il sottoscritto fa incazzare la consorte.

Dopo circa un anno di casalingato sono diventato, senza grossi giri di parole, insopportabile. Ho deciso quindi di scrivere un biglietto di scuse a mia moglie e a mio figlio.
Quel biglietto è divenuto poi il diario della mia giornata da casalingo .
Una sorta di grido d’aiuto e nello stesso tempo la consapevolezza che la casalinga svolge un lavoro a tutti gli effetti infausto è poco riconosciuto per il genere di vita sacrificata che impone.
Lavoro che non è retribuito e, ancora peggio, quasi mai riconosciuto dai membri della propria famiglia.

Credo che chi lavora non si renda conto di quanto sia fortunato.
Alle 9.30 va in pausa. Beve il proprio caffè, preparato e servito da un cameriere, legge il giornale, chiacchiera con il collega o, più semplicemente, si gode quindici minuti di pace. A mezzogiorno mangia seduto, chiacchiera con il collega, gira per la città e incontra gente, o magari riposa su una panchina. Per farla breve chi lavora, anche se si fa un mazzo grande come una casa, sa di avere le sue pause.

Quando sei un casalingo di pause non ne hai mai. La colonna sonora della tua giornata è tuo figlio che strilla, tuo figlio che piange, tuo figlio che ti chiama ogni due minuti. Poi tu strilli, rispondi continuamente a tuo figlio e mangi in piedi. A casa nostra abbiamo coniato un detto:
«Chi lavora è fortunato!»
La sera quando mio figlio dorme e lo guardo mi rendo conto di quanto mi riempia il cuore ogni giorno, ma tutte le sere a battaglia finita mi rendo conto di quanto non posso più fare a meno di mio figlio e di mia moglie.

Credo che quella del casalingo sia un’esperienza che tutti i padri dovrebbero fare, magari per un periodo limitato nella vita, ma comunque farla, per meglio capire anche il ruolo della consorte e vivere così più serenamente la vita assieme"

Viva le famiglie, viva i figli viva la vita …..

da "essere un casalingo" di Andrea Mailloli .

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