Sempre più casalinghe italiane sono disperate a causa della mancata pensione: qual'è la situazione legislativa attuale in maniera di previdenza sociale?
Le casalinghe italiane sono sempre più disperate a causa della pensione, una situazione drammatica che vede mamme uscite dal mercato del lavoro alla nascita di un figlio,donne impossibilitate a conciliare famiglia e lavoro, donne licenziate per via della crisi economica o persone che hanno deciso di dedicare la propria vita ai figli senza una prospettiva di pensione.
Dal 1997 esiste un fondo Inps per le casalinghe, ma è stato un vero flop: sono pochissime le donne iscritte, perché gli importi sono davvero inconsistenti.
Intanto Tina Leonzi, fondatrice e presidente del Moica, Movimento italiano delle casalinghe, fa sapere che generazioni di donne guardano al futuro senza una garanzia previdenziale.
Secondo dati Istat nel 2012 le casalinghe italiani tra i 15 e i 65 anni erano 4.562.000, in lieve calo rispetto al passato; nel 95% dei casa si tratta di donne, mentre meno diffusa è la categoria dei casalinghi con soli 70.000, una leggera crescita rispetto ai 51.000 del 2011.
La concentrazione maggiore di casalinghe è al sud. Un'indagine condotta dal Dipartimento di Scienza della Politica e Sociologia dell'Università di Firenze ha individuato 4 profili delle casalinghe di oggi:
Indice:
Sono quelle che hanno scelto di dedicarsi di spontanea volontà a figli e casa, si tratta soprattutto di donne tra i 45-50 anni, che sono orgogliose del loro status ma che richiedono maggiore riconoscimento dalla società.
Si tratta di quelle donne che lavoravano, ma che hanno dovuto abbandonare tutto per occuparsi di figli e famiglia, sono quelle che vorrebbero fare altro e che non si sentono adatte per il mestiere di casalinga.
Sono quelle donne tagliate fuori dal mercato del lavoro, che amavano la casa al punto di rimpiangere le mura domestiche durante gli orari lavorativi, ma che una volta costrette a casa cercano nuovo impiego.
Giovani donne, anche un alto grado di istruzione, che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro e si dedicano momentaneamente alla famiglia, in attesa di una buona occupazione.
Un mondo molto variegato in cui i tempi di via e di lavoro vanno spesso ad intrecciarsi o a scontrarsi, succede cosi che la donna lavoratrice rivendica il tempo da passare in famiglia, mentre la donna casalinga vuole un riconoscimento professionale.
Il lavoro di casalinga è molto duro ma allo stesso tempo fondamentale ed ha bisogno di avere rispetto, considerazione, rilevanza sociale e morale, per questo motivo è fondamentale riconoscere una pensione.
Negli anni 50, la contribuzione volontaria a completamento dei contribuiti versati relativamente al periodo di lavoro extradomestico era già un dato di fanno, per decenni le persone che svolgevano un lavoro in famiglia derivante dalla responsabilità familiare percepivano la pensione d'importo pari alla pensione sociale, con l'integrazione al minimo.
Un colpo non indifferente è stato inferto con il D.L 503/92 che ha tolto l'integrazione al minimo e ha introdotto il cumulo di redditi, cosa che ha penalizzato del tutto il trattamento previdenziale delle casalinghe.
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La circolare Fornero n.16 del 1 febbraio 2013, non parlava lontanamente delle casalinghe. Nel 1996, il Parlamento emanò la L.565 sul trattamento previdenziale per le persone che svolgono lavoro non retribuito derivante da responsabilità familiari con norme attuative solo dal 2001, ma che ancora una volta non prendeva in considerazione le casalinghe.
Nel 1997 il Fondo Inps per le casalinghe sarebbe dovuto essere una risposta per la tutela previdenziale per le donne che lavorano in casa, vediamo in sintesi in cosa consiste:
Versamento minimo di 25,82 euro al mese più il 2% per le spese di gestione per coprire un intero anno di contribuzione occorre versare 309,84 euro. L'assegno della pensione viene calcolato con il metodo contributivo, l'INPS accredita per ogni anno tanti mesi di contribuiti quanti ne risultano dividendo l'importo complessivo versato nell'anno per 25,82 euro.
La pensione di vecchiaia può essere chiesta a partire dal 57°anno di età, a condizione che siano stati versati almeno 5 anni di contribuiti.
La pensione viene liquidata solo se l'importo maturato risulta almeno pari all'ammontare dell'assegno sociale maggiorato del 20%.
Si prescinde dall'importo al compimento del 65° anno di età.
L'iscrizione al fondo è volontaria ed aperta a tutti coloro che si dedicano alle faccende in casa, compresi gli uomini.
La pensione non può essere richiesta nel caso in cui si riceve già pensione diretta, di vecchiaia, di invalidità o anzianità, mentre è compatibile con quella di reversibilità.
Tutti i contributi sono deducibili dal reddito complessivo del dichiarante, inoltre, nel fondo è prevista anche una pensione di invalidità che viene assegnata in caso di assoluta e permanente incapacità lavorativa.
Il sistema del Fondo è a monte: non viene riconosciuto come lavoro l'essere casalinga, per questo motivo la contribuzione dovuta non è legata al reddito per il suo lavoro domestico, ma è una cifra simbolica, che non garantisce un buon livello di previdenza.
Il Moica sta lottando anche per le pensioni di reversibilità: molte donne prenderanno la pensione il giorno in cui perdono il compagno di una vita, inoltre, la pensione sarà decurtata del 40%. La fondazione ha raccolto delle firme per far si che venga decurtata solo del 20% e le ha consegnate al Presidente della Repubblica, anche se i tempi non sembrano essere dei migliori per ottenere dei cambiamenti al sistema previdenziale.
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