Ma Franca non si piegò a quella orribile consuetudine. Con il sostegno della famiglia, primo fra tutti il padre, che si costituì parte civile, optò per il processo. Furono mesi in cui fu costretta a vivere come una segregata, attaccata con vili parole da tutti quelli che la consideravano una svergognata, trasportata da Alcamo al tribunale di Trapani dalle camionette della polizia. Lei non si scoraggiò, presenziò a ogni singola udienza e alla fine sentì recitare il verdetto che condannava Filippo Melodia a undici anni di carcere.
Il coraggio di questa donna ha rappresentato un punto di svolta nel trattamento dei casi di violenza sessuale, allora considerati in Italia oltraggio alla morale e non reato contro la persona, anche se ci vollero altri quindici anni affinché a preoccuparsi della cosa intervenisse la legge.
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