Gli omicidi di donne da parte di partner ed ex partner sono in continuo aumento, purtroppo, non passa un giorno che non apprendiamo di tragiche notizie in cui le vittime sono madri di famiglia o compagne di uomini che non accettano che la donna non sia un oggetto di loro proprietà.
Dopo ogni morte quasi sempre si dice che è stato un raptus, un momento di follia; ogni anno la si hanno circa 70 omicidi, una media di uno ogni tre giorni, numeri tragici a cui nessuno sembra dar davvero la giusta importanza.
Ma perché nessuno è in grado di far niente? Uno dei motivi è che questi omicidi vengono percepiti come "privati" e "inevitabili", sono il frutto di raptus, la loro origine è singola nella testa di quella persona e nessuno può farci niente.
Di fondo però sembra esserci un sostrato "culturale" che evidenzia la pretesa degli uomini di disporre delle donne e della loro vita come vogliono e con violenza.
Delle ricerche recenti hanno dimostrato che i raptus sono prevedibili; la psicologa e criminologa Anna Costanza Baldry dopo aver analizzato 467 omicidi di donne dal 2000 al 2004 e passati in giudicato, per i quali è stato individuato con certezza il colpevole o si sono conclusi con il suicidio dell'aggressore, ha scoperto che solo il 10% degli uomini che uccidono sono affetti da psicologie psichiatriche, tutti gli altri sono capaci di intendere e di volere e consapevoli delle loro azioni.
Questo vuol dire che i femminicidi non arrivano a sorpresa, ma sono preceduti da una serie di comportamenti che portano a segnali di rischio che possono essere analizzati e riconosciuti per prevenire e proteggere la vittima.
Per prevenire e capire il rischio di violenza esiste il SARA, “Spousal Assault Risk Assessment”, che serve a valutare il rischio di violenza tra coniugi e che comprende un elenco di fattori che fanno riconoscere gli uomini propensi a maltrattare e le donne più vulnerabili.
Uno dei campanelli d'allarme sono gli atteggiamenti aggressivi, la scarsa attitudine a cercare o mantenere un lavoro e un eccessivo senso di possesso; il vietare alla partner di uscire o di imporle di vestirsi in un certo modo, non è segno di gelosia ma di considerazione della persona come oggetto di cui disporre ed esercitare violenza.
Le donne più esposte agli abusi hanno un comportamento ambiguo, come accettare di rivedere l'ex violento dopo averlo lasciato, o rivederlo per necessità oggettive come l'avere i figli in comune, lavorare nello stesso posto o abituare vicino.
E' possibile fare un questionario anonimo realizzato dal Cesvis a questo link, il gruppo di lavoro di Baldry al dipartimento di Psicologia della Seconda Università di Napoli, con l’associazione Differenza Donna e il progetto europeo Dafne.
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