Con la ripresa dell’anno scolastico spesso iniziano i primi problemi. Genitori e bambini, dopo un lunghissimo periodo di vacanza, devono necessariamente riprendere il “lavoro”, se così possiamo definire la scuola per i più piccoli.
L’inserimento a scuola, conoscere nuovi compagni, rientrare in un ritmo prestabilito possono essere eventi estremamente faticosi e stressanti. A volte i genitori, sopraffatti dalle incombenze quotidiane, non riescono a capire fino in fondo l’entità dell’impegno scolastico.
La scuola occupa gran parte della giornata del bambino; è il luogo in cui egli apprende nuovi concetti ma anche impara a relazionarsi con coetanei e adulti, in cui deve accettare e rispettare alcune regole precise.
L’ambito scolastico rappresenta la prima situazione in cui emergono le potenzialità e le prime difficoltà. I successi, i problemi che possono sorgere e la capacità di rimediare agli insuccessi scolastici costituiscono dei mattoncini fondamentali nella costruzione dell’identità del bambino. Per questo è importante che tutto ciò che riguarda la scuola diventi una risorsa e non un problema.
Come può un genitore aiutare il proprio figlio nel percorso di crescita? Innanzitutto si ritiene fondamentale osservare attentamente i bambini per notare tempestivamente dei possibili cambiamenti nell’atteggiamento, che possono essere di tipo evolutivo, ma anche possono nascondere problemi di tipo relazionale o difficoltà di apprendimento.
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Prima si interviene su tali criticità, minore sarà la frustrazione provata sia dal bambino che dal genitore. In particolare il momento dei compiti diventa fondamentale per gettare le basi dell’autostima e dell’autoefficacia sia del bambino, che si deve sentire capace e autonomo ,sia del genitore, che può sentirsi inadeguato e stanco.
Qualora si notino dei piccoli cambiamenti o emergano dei dubbi rispetto a possibili difficoltà, è importante confrontarsi inizialmente con le altre figure di riferimento tra cui anche le insegnanti. È importante non sottovalutare mai la fatica, l’impegno e la volontà del bambino. Inoltre la condivisione delle emozioni positive e negative (come la rabbia, la frustrazione, la delusione, il dolore) aiuta il bambino a capire e superare i momenti della crescita.
Il difficile compito di un buon genitore è quello di tradurre in parole le emozioni forti perché possano essere meno distruttive, meno dolorose e possano essere viste come superabili e comprensibili.
Oggi giorno il ruolo di genitore è molto faticoso poichè spesso ci sono troppi impegni e molte responsabilità.
Per questo può essere d’aiuto rivolgersi ad un esperto per costruire un linguaggio comune genitore-figlio, ma anche per riflettere e approfondire i difficili compiti di sviluppo che i bambini devono affrontare e superare.
Può essere molto utile inserire il bambino in piccoli gruppi ad orientamento psicologico. Il lavoro in un gruppo gestito da psicologhe, esperte in tematiche evolutive, può aiutare a prevenire ulteriori disagi, a promuovere la collaborazione tra coetanei e, sfruttando le caratteristiche tipiche del piccolo gruppo, a non sentirsi diverso e in difetto.
Ovviamente nei casi in cui le difficoltà siano più gravi sarà importante utilizzare parallelamente un lavoro individualizzato, mirato e specifico.
L’infanzia si definisce età evolutiva in quanto le difficoltà possono evolversi e diminuire se trattate tempestivamente.