Ogni giorno tutti i genitori chiedono ai figli "Com'è andata a scuola?", spesso la risposta è "Bene", non ci sono dettagli o racconti, come a voler dire "Lasciatemi in pace". In questo caso, si farebbe meglio a gettare la spugna o insistere?
Secondo la psicologa Lisa Damour, i genitori non dovrebbero fare questa fastidiosa domanda.
Non c'è nessun segreto particolare se bambini e adolescenti non vogliono rispondere, il più delle volte è perché sono mentalmente ed emotivamente esausti:
"Possono divertirsi a scuola con i loro amici, ma sono anche a stretto contatto con compagni che non hanno scelto .L'equivalente per un adulto potrebbe essere il passare nove mesi dell'anno impegnato in lunghissime riunioni giornaliere insieme a 20 o più individui di età simile, poi tornare a casa e raccontare in maniera entusiasta tutte le novità".
Dopo una faticosa giornata di lavoro non si desidera ripercorrere per filo e per segno quello che è accaduto in ufficio, ma stare in silenzio o parlare di altro, stessa cosa anche per gli studenti.
Per i genitori fare le domande sulla giornata appena trascorsa a scuola è un modo per dire loro che si è sentiti la mancanza, tramite quella conversazione vogliono incontrarli a metà strada, ma dal punto di vista di un adolescente, quel racconto coprirebbe troppe aree e toccherebbe troppi nervi scoperti, quindi meglio cambiare argomento.
Se questa domanda è da evitare , per la psicologa sarebbero meglio domande più specifiche come il chiedere com'è andato un progetto di gruppo o una ricerca. Utile anche notare se l'adolescente è propenso a parlare, in quel caso si possono fare più domande.
Se un adolescente si lamenta della propria giornata, meglio lasciarlo fare, riempirlo di consigli non è la strada giusta perché lo porta a chiudersi.
Fonte: http://www.huffingtonpost.it/2016/09/19/scuola-genitori-figli-new-york-times-psicologa_n_12081300.html?ref=fbpr
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