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Luglio 2, 2014

Redazione DonnaWeb

LA MORTE NON E' NIENTE, IO SONO SEMPRE IO E TU SEI SEMPRE TU, DA LEGGERE

La morte è qualcosa che ha sempre fatto paura all'uomo, probabilmente perché non può averne il controllo o prevedere quando arriverà, su di essa si sono espressi da sempre grandi filosofi, pensatori e poeti.

Proprio quest'ultimi hanno dedicato diversi versi alla morte, tra cui Henry Scott Holland, morto nel 1917, in particolare riportiamo una delle sue poesie più famose "La morte non è niente".

La morte non è niente
La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.

Altra poesia altrettanto profonda e riflessiva è tratto dal libro “Settembre” di Rosamunde Pilcher.

La morte non è niente.
Non conta.
Io me ne sono solo andata nella stanza accanto.
Non è successo nulla.
Tutto resta esattamente com’era.
Io sono io e tu sei tu e la vita passata
che abbiamo vissuto così bene insieme
è immutata, intatta.
Quello che siamo stati l’uno per l’altro,
lo siamo ancora.
Chiamatemi con il mio vecchio nome.
Parlate di me con la facilità che avete sempre usato.
Non cambiate il tono della vostra voce.
Non assumete un’aria forzata di solennità o di dolore.
Ridete come abbiamo sempre riso
degli scherzi che facevamo insieme.
Sorridete, pensate a me e pregate per me.
Fate che il mio nome rimanga per sempre
quella parola familiare che è stata.
Pronunciatelo senza sforzo,
senza che diventi l’ombra di un fantasma.
La vita significa tutto ciò che ha sempre significato.
È la stessa che è sempre stata.
C’è una continuità assoluta, ininterrotta.
Cos’è questa morte se non un incidente insignificante?
Perché dovrei essere lontana dal vostro cuore
dal momento che non sono con voi?
Vi sto soltanto aspettando da qualche parte,
molto vicino, appena svoltato l’angolo.
Va tutto bene.

FONTE

 

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